E.F. ACETO, Detenzione domiciliare “generica” e reati ostativi: automatismi preclusivi tra istanze di soppressione ed esigenze di politica criminale, in Arch. Pen. Web, 2, 2020
30.05.2020
di Emilia Francesca Aceto , Avvocato penalista.
Pubblicazione su Archivio Penale, rivista scientifica Area 12-Fascia A nella classificazione ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e di Ricerca).
Abstract
La legislazione emergenziale dei primi anni Novanta del secolo scorso ha prodotto una serie di automatismi normativi nell'ordinamento penitenziario, fondati sull'esigenza di neutralizzare i condannati per reati, per lo più, mafiosi. Tali meccanismi, basati su presunzioni assolute di pericolosità legate al titolo di reato oggetto della condanna incidono, immediatamente e in maniera irrimediabile, sulla finalità rieducativa della pena che, in tal modo, potrebbe non tendere al reinserimento sociale del condannato, quanto alla sua esclusiva "afflizione". Se una tale considerazione del trattamento penitenziario poteva, nondimeno, giustificarsi agli albori della riforma emergenziale - allorquando la criminalità organizzata stava "flagellando" l'Italia - in tempi più recenti, tale normativa di assoluto rigore non appare più in linea con i principi costituzionali che governano la materia dell'esecuzione penale. Negando in nuce ogni individualizzazione del trattamento penitenziario, gli automatismi preclusivi impediscono, infatti, al condannato per reati "ostativi" di vedersi "riesaminata" la pena, nell'ottica di un progressivo reinserimento sociale. Nonostante, inizialmente, la giurisprudenza (costituzionale e europea) avesse aperto a un revirement per il superamento degli automatismi in parola, in tema di detenzione domiciliare "generica" la Corte costituzionale ha arrestato tale percorso. Relegando la materia al piano della politica criminale, non assoggettabile ad alcun sindacato di costituzionalità e discostandosi da importanti approdi raggiunti per altri istituti di diritto penitenziario, il Giudice delle leggi "salva" i meccanismi preclusivi e considera i condannati per reati c.d. ostativi non meritevoli a priori di essere ammessi alla detenzione domiciliare "generica". La strada, ancora una volta, passerà probabilmente per la Corte europea dei diritti dell'uomo.
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